Viviamo in un’epoca che è stata definita l’età dell’ansia. Soffre di crisi d’ansia e di attacchi di paura non solo chi è affetto da disturbi psichiatrici più o meno gravi, ma anche chi è considerato mentalmente e fisicamente sano.
L’ansia fa parte della vita, c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, aver timore, agitarsi o stressarsi, queste sensazioni appartengono ad ogni persona. La scienza delle emozioni, soprattutto la scienza della paura e dell’ansia, si trova in una situazione di impasse, dovuta al modo in cui si discute delle relazioni fra emozioni e cervello.
I disturbi d’ansia e di paura derivano da circuiti cerebrali diversi da quelli che controllano l’espressione dei comportamenti difensivi (come il congelamento) e sono vulnerabili a fattori diversi. I sentimenti consci di paura e di ansia hanno bisogno di essere compresi separatamente.
Nella paura ci si focalizza su una specifica minaccia esterna, un evento presente o imminente, mentre nell’ansia la minaccia è, in generale, meno identificabile e più difficile da predire.
Possiamo veramente fare una distinzione tra paura ed ansia, considerato che entrambe sono risposte anticipatorie rispetto a un pericolo e, quindi, sono strettamente intrecciate? Sono meccanismi cerebrali diversi a seconda che lo stato sia innescato da una minaccia oggettiva e attuale o da un evento incerto che può verificarsi o no in un futuro.
Se la paura e l’ansia sono esperienze del tutto normali, a volte hanno un’intensità, una frequenza o una durata che le rendono disadattive, provocando un disagio che disturba il normale svolgimento della vita quotidiana. Quando ciò accade siamo in presenza di un disturbo d’ansia.
Negli Stati Uniti ciò che costituisce un disturbo d’ansia è dettato dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (D.S.M.), a cura dell’American Psychiatric Association. Del D.S.M. è stata recentemente pubblicata la quinta edizione (DSM5); nel 2013, si è assistito ad una serie di revisioni e una riorganizzazione della materia.
L’ansia e la paura, fin dai tempi delle prime classificazioni, sono state inserite all’interno della nevrosi, che comprende diverse condizioni in cui si soffre di disagio, ma senza distorsioni significative del pensiero o perdita di contatto con la realtà. Le nevrosi più legate alla paura e all’ansia includevano la nevrosi d’angoscia, le nevrosi fobiche e la nevrosi di guerra.
Questo tipo di risultati avevano portato la Klein a distinguere l’ansia in disturbo d’ansia generalizzata (GAD) e disturbo da attacchi di panico. Le persone con il GAD si preoccupano in modo eccessivo, incontrollabile e prolungato di fronte a normali situazioni di vita; il disturbo da attacchi di panico, al contrario, è caratterizzato da brevi, intensi attacchi in cui la persona è sopraffatta dal sentimento di soffocamento o dalla paura di avere un attacco di cuore. Con il DSM-IV, nel 1994, si aggiungono le condizioni fobiche: le fobie specifiche, in cui si sperimenta l’ansia alla vista di certi oggetti (serpenti o ragni) o riguardo posti chiusi o elevati; mentre le fobie sociali riguardano la partecipazione di eventi sociali o sono legati a situazioni in cui si deve parlare in pubblico.
Un altro disturbo importante è il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), in cui si hanno pensieri ricorrenti ed intrusivi, che fanno irruzione nella coscienza, spesso accompagnati da azioni ripetitive, tese a ridurre gli stessi sentimenti di ansia; il disturbo post-traumatico (PTSD) è stato riconosciuto come una condizione specifica solo dopo la guerra del Vietnam, ma la diagnosi di questo disturbo non è limitata alle situazioni del campo di battaglia e comprende una reazione a qualsiasi tipo di esperienza traumatica, come un incidente, uno stupro o una tortura.
Complessivamente, i disturbi d’ansia e di paura sono i problemi psichici più diffusi negli Stati Uniti e interessano circa il 20% della popolazione. Tuttavia, il problema più pervasivo è l’elaborazione problematica dell’ansia e della paura disadattive, che sono i fattori anche di molte altre condizioni psichiatriche, come depressione, schizofrenia, disturbi dell’alimentazione, autismo, dipendenze e disturbo borderline di personalità.
David Barlow ha ipotizzato tre fattori che rendono vulnerabili a questi disturbi:
La stretta connessione tra paura e ansia richiede che le due emozioni siano comprese congiuntamente. Un fattore chiave che collega è che entrambe dipendano da meccanismi cerebrali che rilevano e rispondono a minacce portate al benessere della persona.
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