La gravidanza e la maternità rappresentano un grande cambiamento per la donna e per la coppia; all’evento della nascita di un bambino si associano moltissime emozioni e i vissuti psicologici.
Nel percorso dell’intera gravidanza, al momento del parto e all’esordio del nuovo nato è fondamentale fare un lavoro interdisciplinare tra ginecologo, nutrizionista e psicologo per supportare la coppia genitoriale il futuro papà in questo periodo di scoperta di se stessi e prepararli ad accogliere questa nuova vita nel migliore dei modi.
Come viene vissuta la gravidanza?
La gravidanza non viene vissuta da tutte le donne nello stesso modo.
A seconda del proprio vissuto, possono emergere soprattutto emozioni positive di gioia e speranza oppure intenze emozioni negative durature di ansia e tristezza. Tuttavia anche quando la gravidanza è desiderata ed è rappresentata positivamente nella propria mente, possono alternarsi emozioni positive e negative, gioie e dolori, speranze e delusioni.
Quali cambiamenti avvengono?
I cambiamenti che caratterizzano questa fase delicata della vita di una donna e della coppia sono molteplici.
Il primo cambiamento riguarda l’immagine corporea, per alcune donne può essere difficile accettare l’aumento di peso, il pancione e le relative difficoltà fisiche nello svolgere le attività quotidiane che possono insorgere soprattutto negli ultimi mesi.
Cosa avviene dopo il parto: rapporto con il bambino reale.
Dopo il parto è necessario rinunciare allo stato di gravidanza e separarsi dal bambino interno, per istaurare un rapporto affettivo con un bambino reale e non più ideale. Anche all’interno della coppia genitoriale ci sono dei cambiamenti, in quanto sia a livello immaginario che reale , è necessario includere il terzo e questo tende a turbare l’equilibrio famigliare.
La nascita di un bambino genera anche una ridefinizione del rapporto con i propri genitori in quanto l’assunzione del ruolo genitoriale porta a instaurare con la famiglia d’origine una relazione paritaria ed avere nei confronti del bambino un alto livello di “self-efficacy”, ovvero una consapevolezza di efficacia nel rapportarsi in modo adeguato con il piccolo, svolgendo con successo i compiti connessi al ruolo genitoriale.
Disturbi psicologici legati al post-partum.
Dopo il parto, molte neomamme attraversano un momento di tristezza, si parla di baby blues, o vanno incontro a forme depressive che possono avere vari livelli di gravità, da forme più lievi alla grave psicosi post parto.
Può succedere, dopo il parto, di sentirsi tristi, un po’ giù: probabilmente è il baby blues, una lieve forma di tristezza, temporanea e considerata non patologica. Altre volte, questa tristezza può diventare sempre più intensa e duratura. Si parla allora di depressione post parto vera e propria, che può manifestarsi a vari livelli di gravità fino ad arrivare alla psicosi post parto, la forma più grave.
Con le espressioni baby blues o maternity blues, si indica una condizione di disagio interiore della neomamma: un lieve e transitorio disturbo emozionale in genere senza conseguenze psicologiche a lungo termine.
La percentuale di donne colpite è molto elevata e va dal 50 all’80%, quindi più di una su due, tra queste una su cinque potrà sviluppare anche depressione post parto.
I sintomi Umore instabile e ipersensibile, facile tendenza al pianto, stanchezza, tristezza, ansia, perdita di concentrazione che può dare la sensazione di una certa confusione mentale. In alcune donne, specialmente al primo figlio, è presente una sopravvalutazione delle difficoltà relative all’allattamento.
Il baby blues è un problema di natura transitoria, si verifica in genere nei primi giorni dopo il parto, e comunque entro la prima settimana e si protrae per una settimana, 10 giorni.
Le cause sono diverse, anche se probabilmente la causa dominante è giocata dalla brusca caduta dei livelli di ormoni che avviene dopo il parto. Concorrono però anche lo stress psico-fisico causato dal travaglio e dal parto, il fatto di trovarsi in una situazione completamente nuova, che può creare una certa ansia rispetto all’aumento delle responsabilità, eventuali contrasti con il compagno e i familiari.
Tuttavia è importante un adeguato sostegno alla mamma, alla quale il partner e i familiari dovrebbero far sentire tutta la loro calda vicinanza emotiva.
Se già in ospedale viene riconosciuto il baby blues, potrebbe essere utile programmare un controllo a distanza di un mese, per valutare l’andamento dei sintomi, ma se fossero ancora presenti la situazione va analizzata meglio per capire se possa trattarsi di depressione post parto vera e propria.
Depressione post parto o post partum
Quando la situazione diventa più seria. Ne soffre circa il 10-15% delle neomamme e si tratta di una patologia vera e propria che, se trascurata, tende a divenire cronica. Alcuni sintomi sono comuni a tutte le forme depressive: irritabilità, ansia e preoccupazione eccessiva, umore abbattuto, disturbi del sonno o dell’appetito, disturbi fisici come dolori e debolezza muscolare, mancanza di fiducia in sé stesse, perdita di interesse o di piacere nel fare le cose, difficoltà di attenzione, concentrazione e memorizzazione.
Altri sintomi, invece, sono legati in modo specifico alla condizione di maternità: mancanza di emozioni o sensazione di fastidio nei confronti del bambino, che viene spesso sentito come un peso, sensazione di inadeguatezza nella cura del piccolo, fino all’avversione nei suoi confronti e alla paura di restare sola con lui.
Insorgenza e durata
La depressione post parto solitamente si affaccia durante la 3° o 4° settimana dopo il parto e arriva ad evidenziarsi come problema effettivo dopo 3 o 6 mesi dalla sua comparsa prolungandosi, a volte, per oltre un anno. Le cause non siano ancora del tutto chiare, sappiamo che sono coinvolti vari tipi di fattori: ormonali, fisici, come la stanchezza causata dai nuovi ritmi imposti dal bambino, psicologici, sociali e cognitivi, per esempio il fatto di coltivare aspettative irrealistiche sull’essere madre o sul bambino.
Tra i principali fattori di rischio per la depressione post parto ci sono il fatto di averne sofferto dopo gravidanze precedenti o di aver sofferto in passato di ansia o depressione, la familiarità per disturbi psichiatrici; lutti o situazioni molto stressanti, precarietà economica. A seconda della gravità potranno essere proposte varie soluzioni terapeutiche. A volte può bastare qualche colloquio con uno specialista, psichiatra o psicologo, per mettere in chiaro alcuni aspetti e dissipare alcuni dubbi, facendo capire alla donna che quello che passa non è una colpa o qualcosa di cui vergognarsi. Altre volte servirà una psicoterapia più strutturata. Altre volte ancora, saranno prescritti dei farmaci specifici, magari in associazione alla psicoterapia.
Psicosi port parto o puerperale
È la forma più grave di depressione post parto anche in termini di potenziale pericolo per la mamma e il bambino, perché può essere correlata con il rischio di suicidio e di infanticidio. I sintomi agitazione, irrequietezza, comportamento disorganizzato, insonnia resistente, fluttuazioni dell’umore da depressione a euforia, allucinazioni che coinvolgono in particolare i sensi della vista e dell’udito, preoccupazioni eccessive e irrazionali rispetto al bambino, deliri, che possono riguardare in modo specifico il bambino, con la convinzione che sia malato o abbia poteri speciali. Insorgenza e durata di solito la psicosi post parto si manifesta in modo rapido e improvviso tra le 48 ore e le 2-3 settimane dopo il parto, ma può verificarsi fino alle 12 settimane dopo. Cerca metà delle donne colpite ha manifestato sintomi psicotici anche prima del parto e ha familiarità per malattie psichiatriche. I sintomi che suggeriscano la presenza di un disturbo psicotico del post parto devono essere indagati con attenzione e il prima possibile da uno specialista psichiatra, in modo che, al bisogno, si possano mettere in atto tempestivamente le cure del caso, che sono principalmente farmacologiche.
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