Logo Raschi

Perdere se Stessi: Quanta fatica per riuscire a ritrovarsi

self-empowerment

Com’è facile perdere sé stessi in questa vita. Perdersi dietro a false idee, a delle illusioni, nel lavoro o, al contrario. È facile perdersi nel dolore e nelle difficoltà, ma anche nell’agio. A volte, quando si cerca di trovare l’amore nelle persone sbagliate, si rischia di perdere sé stessi perfino nelle relazioni sentimentali.Ci si perde nel caos di questa vita, per poi passarla a cercare di ritrovarsi. Così vaghiamo per il mondo nella ricerca di quel qualcosa che sentiamo mancarci, di quell’appagamento interiore pieno e consapevole che chiamiamo felicità. Benché sia qualcosa di difficile da spiegare a parole, perdere sé stessi è talmente usuale per gli esseri umani che questa sensazione è ben nota a tutti. Per qualcuno dura per un periodo, per altri è una condizione costante ma ciò che si prova è comune a tutti.Si ha quel brutto senso di inutilità e smarrimento, quell’incapacità di sapere da che parte andare, di trovare una direzione da seguire. Anche se si ha la netta impressione di aver perso il proprio Io infatti, non è esattamente così. L’unica cosa che sarà per sempre con noi è infatti il nostro io. Più semplicemente, quando ci si sente persi abbiamo perso la strada che pensavamo di percorrere durante la nostra esistenza. In altri casi abbiamo letteralmente annullato i nostri desideri e le nostre necessità più profonde.

Perdere sé Stessi e Ritrovarsi. Perdere sé stessi non vuol dire non avere nulla di buono nella propria vita, ma averlo e non gioirne, perché non si sa cosa farne. Al tempo stesso è qualcosa di molto difficile da confidare, persino alle persone più care. Perché non è facile spiegare e far capire a chi ci sta intorno queste sensazioni. Il primo passo da compiere per iniziare a stare meglio è senza dubbio quello di avere maggiore consapevolezza di ciò che si prova.  È necessario poi prendere dei provvedimenti, che a volte fanno molta paura. Si tratta di ascoltarsi fino in fondo, cercando di capire non tanto cosa vogliamo davvero ma ciò di cui abbiamo realmente bisogno. In certi casi basta apportare qualche cambiamento al proprio stile di vita, in altri c’è bisogno di vere e proprie rivoluzioni. Nei momenti di maggior smarrimento, quando perdere sé stessi diventa un dolore esistenziale, in questi casi è utile rivolgersi ad un professionista per mettere ordine nella propria vita e capire i punti dove una persona si sente più vulnerabile e sciogliere il nodo dalla matassa che crea questo senso di inquietudine. Si devono creare mini obbiettivi per avere una destinazione che si vuole raggiungere, facendo ciò è più difficile perdersi.

Come sono arrivato a questo punto? Accade di perdersi al punto da non riconoscere più la via o di non riconoscersi più. Questa spiacevole esperienza si accompagna a senso di vuoto, denominazione caduta della speranza. Più di ogni cosa, ci si sente fluttuare in una sorta di bolla asettica, dalla quale emozioni e sensazioni sembrano bandite. Ci accorgiamo di non sentire. Ciò che un tempo ci emozionava , oggi non riesce ad muovere l’apatia costante. In altri casi i sentimenti ci sono, sono vivi, ma volti al pessimismo, all’autosvalutazione o rabbia e frustrazione. Perché accade? I motivi sono diversi come la storia di vita. Tutti però accomunati da un fattore:

Il contatto con la propria più profonda natura è andato perduto

Fin dai primi mesi e durante la crescita, la famiglia e il contesto sociale contribuiscono poi a forgiare il carattere, ossia la personalità che definitivamente indosseremo. Ciò avviene in maniera esplicita e valuta, tramite l’educazione, sia in modo implicito ed involontario, seguendo i modelli di riferimento. E’ così che gradualmente e senza rendersene conto, la persona si ritroverà il suo carattere. Tagliato e cucito su misura, e con esso affronterà il mondo.

Che fare ? Come ritrovare se stessi?

  1. Roger sosteneva che il benessere sia prodotto dalla capacità individuale di ascoltare i propri bisogni per dar loro soddisfazione. F. Perls aggiungeva che l’organismo sano sa istintivamente andare nella direzione della propria serenità. Per dare espressione al nostro Sé  spontaneo basta essere in contatto con le sensazioni , l’emozioni, l’intuito e l’istinto che la natura ha fornito in donazione. Sembra semplice, eppure a remar contro ci son forze non trascurabili.

I persecutori della psiche 

  1. Le ingiunzioni. Nel primo caso si definiscono ingiunzioni, val a dire dettami a cui ci si sottopone incondizionatamente, allo scopo di risultare accettabili e amabili. La forza delle ingiunzioni è data dal fatto che, trasgredendole, la persona si sente terribilmente in colpa e destinata a restare sola. Come riconoscerle? Si palesano tutte le volte che una voce interna redarguisce con espressioni del tipo “non devi “,“faresti bene a” , “ per il tuo bene dovresti”, facendoci sentire inadeguati o incapaci. Le ingiunzioni vengono introiettate, ossia fatte proprie, fin dall’infanzia, sulla scorta di quanto apprezzato dagli adulti di riferimento. Sono negative in quanto non spingono la persona verso l’espressione del suo potenziale, ma in direzione di ciò che “ si ritiene sia buono per lei”. Poiché ciò che prova , ciò a cui ambisce per temperamento e doti naturali può non collimare con le aspettative esterne ,tutto questo deve rimanere inascoltato, insoddisfatto o, se troppo insistente, rimosso definitivamente dalla memoria e dal cuore. Per non creare disturbo e conflitto, ecco il danno.
  • Il persecutore in carne ed ossa. Sono persone reali velenose, la cui vicinanza procura disaggio, umiliazione ed ancora inadeguatezza. Possono essere famigliari, amici, amanti. Per questo il loro atteggiamento procura sofferenza. Per questo risulta doloroso distaccarsene. Relazionarsi a loro genera stallo. La persona che non riesce a prendere le distanze. Di non progredire in alcun modo. Da lungo tempo te. Soprattutto realizza di aver perso la propria energia vitale.

Come risolvere se stessi allora?

E’ fondamentale acquisire consapevolezza. Per  liberarsi dai persecutori e ritrovare se stessi serve uno sforzo in più. Serve percorrere il viaggio della consapevolezza e riacclimatarsi al proprio potenziale . Molte persone temono questo viaggio, ormai da tempo lontani da se stessi, ha paura di imbattersi in fantasmi dolorosi o sconosciuti. Ed invece non è mai così, il contatto con se stessi procura solo senso di appartenenza ,chiarezza e libertà. Appariranno agevolmente le risorse, le potenzialità abbandonate un tempo sul fondo della psiche. Pronte ad ogni nuovo utilizzo in vista della personale realizzazione. C.Jung asseriva che niente nella psiche  va perduto, ed aveva sommamente ragione. Servono solo perseveranza , pazienza e gli strumenti adatti per recuperarli alla luce. Se arriverete a perdervi, è perché in quel momento avrete bisogno di farlo. Accettare questa condizione, vuol dire dare priorità a voi, prendere del tempo per ritrovare la strada che avete smarrito e ritornare alla vita con più forza e sicurezza di prima. E’ importante prevenire queste sensazioni con un percorso di psicoterapia per ritrovare se stessi e capire il perché della nostra crisi, e non compensare con dipendenze, gli eccessi, la volontà a tutti i costi di riempire i vuoti assordanti del cuore e dell’anima con alcol e cibo, fino ad arrivare a sensazioni acute di ansia e stress, e non controllare più quello che comunica la propria mente e il proprio corpo.

Perdersi, non deve spaventare: questa sensazione di allontanamento dalla realtà che conoscevamo, a volte è necessaria per ritrovare il nostro modo di vivere.